Intervista a Gino Di Tizio

📚📚🔵🔵
𝐋’𝐢𝐧𝐭𝐞𝐫𝐯𝐢𝐬𝐭𝐚 𝐝𝐞𝐥 𝐌𝐚𝐫𝐭𝐞𝐝𝐢̀
𝗚𝗶𝗻𝗼 𝗗𝗶 𝗧𝗶𝘇𝗶𝗼
𝑑𝑖 𝑇𝑜𝑛𝑖 𝐹𝑎𝑔𝑛𝑎𝑛𝑖
• 𝐈𝐧 𝐚𝐭𝐭𝐞𝐬𝐚 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐫𝐢𝐚𝐩𝐞𝐫𝐭𝐮𝐫𝐚 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐞 𝐥𝐞𝐳𝐢𝐨𝐧𝐢 𝐩𝐨𝐦𝐞𝐫𝐢𝐝𝐢𝐚𝐧𝐞 𝐝𝐞𝐥𝐥”𝐈𝐬𝐭𝐢𝐭𝐮𝐭𝐨 𝐈𝐧𝐝𝐮𝐬𝐭𝐫𝐢𝐚𝐥𝐞 𝐋𝐮𝐢𝐠𝐢 𝐝𝐢 𝐒𝐚𝐯𝐨𝐢𝐚, 𝐢𝐨 𝐞 𝐚𝐥𝐜𝐮𝐧𝐢 𝐚𝐦𝐢𝐜𝐢 𝐩𝐫𝐨𝐯𝐞𝐧𝐢𝐞𝐧𝐭𝐢 𝐝𝐚 𝐏𝐞𝐬𝐜𝐚𝐫𝐚, 𝐫𝐚𝐠𝐠𝐢𝐮𝐧𝐠𝐞𝐯𝐚𝐦𝐨 𝐥𝐚 𝐕𝐢𝐥𝐥𝐚 𝐂𝐨𝐦𝐮𝐧𝐚𝐥𝐞 𝐝𝐢 𝐂𝐡𝐢𝐞𝐭𝐢 𝐩𝐞𝐫 𝐮𝐧𝐚 “𝐩𝐚𝐫𝐭𝐢𝐭𝐚 𝐝𝐢 𝐩𝐚𝐥𝐥𝐨𝐧𝐞”, 𝐦𝐚 𝐬𝐩𝐞𝐬𝐬𝐨 𝐭𝐫𝐨𝐯𝐞𝐯𝐚𝐦𝐨 𝐢𝐥 𝐜𝐚𝐦𝐩𝐨 𝐨𝐜𝐜𝐮𝐩𝐚𝐭𝐨 𝐝𝐚 𝐥𝐞𝐢 𝐜𝐡𝐞 𝐢𝐧𝐬𝐞𝐠𝐧𝐚𝐯𝐚 𝐩𝐚𝐥𝐥𝐚𝐜𝐚𝐧𝐞𝐬𝐭𝐫𝐨 𝐚𝐝 𝐮𝐧 𝐠𝐫𝐮𝐩𝐩𝐨 𝐝𝐢 𝐫𝐚𝐠𝐚𝐳𝐳𝐢. 𝐂𝐨𝐦𝐞 𝐞̀ 𝐧𝐚𝐭𝐚 𝐪𝐮𝐞𝐬𝐭𝐚 𝐩𝐚𝐬𝐬𝐢𝐨𝐧𝐞?
– Grazie al compianto Duccio Piras, che poi giocò nella Virtus Bologna e fu uno dei primi giocatori di basket teatino ad approdare in serie A. Abitava nei pressi di casa mia e con lui iniziai a giocare. Poi venni inviato dalla Federazione a frequentare un corso da allenatore e cominciai ad allenare i ragazzi. La Villa comunale divenne una fucina di campioni…”
• 𝐂𝐡𝐢𝐞𝐭𝐢 𝐡𝐚 𝐯𝐢𝐬𝐬𝐮𝐭𝐨 𝐢𝐦𝐩𝐨𝐫𝐭𝐚𝐧𝐭𝐢 𝐬𝐮𝐜𝐜𝐞𝐬𝐬𝐢 𝐧𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐩𝐚𝐥𝐥𝐚𝐜𝐚𝐧𝐞𝐬𝐭𝐫𝐨. 𝐏𝐞𝐫𝐜𝐡𝐞́ 𝐪𝐮𝐞𝐬𝐭𝐚 𝐭𝐫𝐚𝐝𝐢𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐬𝐩𝐨𝐫𝐭𝐢𝐯𝐚 𝐧𝐨𝐧 𝐞𝐬𝐢𝐬𝐭𝐞 𝐩𝐢𝐮̀?
– Esiste ancora, ma non riesce a tornare ai livelli un tempo raggiunti. Speriamo in futuro.”
• 𝐄̀ 𝐯𝐞𝐫𝐨 𝐜𝐡𝐞 𝐢𝐥 𝐜𝐨𝐦𝐩𝐢𝐚𝐧𝐭𝐨 𝐞𝐝𝐢𝐭𝐨𝐫𝐞 𝐌𝐚𝐫𝐢𝐧𝐨 𝐒𝐨𝐥𝐟𝐚𝐧𝐞𝐥𝐥𝐢 𝐞̀ 𝐬𝐭𝐚𝐭𝐨 𝐢𝐦𝐩𝐨𝐫𝐭𝐚𝐧𝐭𝐞 𝐩𝐞𝐫 𝐥𝐞𝐢?
– Certo, un maestro di giornalismo, ma anche di vita. E’ stato il primo giornalista teatino a proporre un giornalismo davvero libero da pregiudizi e peggio da interessi lontani da quelli dei lettori. Marino si professava di destra, ma non
mi ha mai imposto nulla e ha sempre rispettato quello che scrivevo.
• 𝐌𝐚𝐫𝐢𝐧𝐨 𝐒𝐨𝐥𝐟𝐚𝐧𝐞𝐥𝐥𝐢 𝐞̀ 𝐬𝐭𝐚𝐭𝐨 𝐮𝐧 𝐩𝐞𝐫𝐬𝐨𝐧𝐚𝐠𝐠𝐢𝐨 𝐜𝐡𝐞 𝐡𝐚 𝐝𝐚𝐭𝐨 𝐥𝐮𝐬𝐭𝐫𝐨 𝐚𝐥𝐥𝐚 𝐜𝐢𝐭𝐭𝐚̀ 𝐝𝐢 𝐂𝐡𝐢𝐞𝐭𝐢 𝐞 𝐚𝐥𝐥𝐚 𝐜𝐮𝐥𝐭𝐮𝐫𝐚 𝐧𝐨𝐧 𝐬𝐨𝐥𝐨 𝐚𝐛𝐫𝐮𝐳𝐳𝐞𝐬𝐞.𝐍𝐨𝐧 𝐜𝐫𝐞𝐝𝐞 𝐜𝐡𝐞 𝐬𝐚𝐫𝐞𝐛𝐛𝐞 𝐢𝐦𝐩𝐨𝐫𝐭𝐚𝐧𝐭𝐞 𝐢𝐬𝐭𝐢𝐭𝐮𝐢𝐫𝐞 𝐮𝐧 𝐩𝐫𝐞𝐦𝐢𝐨 𝐥𝐞𝐭𝐭𝐞𝐫𝐚𝐫𝐢𝐨 𝐚𝐥𝐥𝐚 𝐬𝐮𝐚 𝐦𝐞𝐦𝐨𝐫𝐢𝐚?
– Non solo sarebbe importante, ma doveroso per valorizzare quanto ha dato a questa città, come giornalista e come editore.
• 𝐐𝐮𝐚𝐥 𝐞̀ 𝐥’𝐢𝐧𝐜𝐡𝐢𝐞𝐬𝐭𝐚 𝐠𝐢𝐨𝐫𝐧𝐚𝐥𝐢𝐬𝐭𝐢𝐜𝐚 𝐜𝐡𝐞 𝐥𝐞 𝐡𝐚 𝐝𝐚𝐭𝐨 𝐩𝐢𝐮̀ 𝐬𝐨𝐝𝐝𝐢𝐬𝐟𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞?
– Ne realizzai una da titolo “Viaggio senza scongiuri tra streghe e fattucchiere” che mi introdusse in un mondo allora non
molto conosciuto e mi ha dato modo poi di scriverci un libro.
• 𝐐𝐮𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐝𝐚 𝐜𝐮𝐢 𝐢𝐧𝐯𝐞𝐜𝐞 𝐬𝐢 𝐚𝐬𝐩𝐞𝐭𝐭𝐚𝐯𝐚 𝐦𝐨𝐥𝐭𝐨 𝐝𝐢 𝐩𝐢𝐮̀?
– Più volte ho toccato temi che riguardavano la giustizia e non sempre, anzi quasi mai, ho ottenuto le risposte che speravo. Di recente sto riproponendo il giallo sconcertante di un armadio sigillato dalla autorità giudiziaria che era
stato murato in nuna stanza del rettorato, per misteriosi motivi mai chiariti. Ma sto ancora insistendo perché qualcuno si decida a farci capire cosa è davvero accaduto e perché quell’armadio è stato nascosto.
• 𝐋𝐞𝐢 𝐩𝐞𝐧𝐬𝐚 𝐜𝐡𝐞 𝐥𝐚 𝐜𝐮𝐥𝐭𝐮𝐫𝐚 𝐢𝐭𝐚𝐥𝐢𝐚𝐧𝐚 𝐬𝐢𝐚 𝐢𝐦𝐩𝐫𝐢𝐠𝐢𝐨𝐧𝐚𝐭𝐚 𝐝𝐚 𝐥𝐨𝐠𝐢𝐜𝐡𝐞 𝐩𝐨𝐥𝐢𝐭𝐢𝐜𝐡𝐞?
– La politica ha lunghissimi tentacoli, spetterebbe a chi opera nella cultura tagliarli…
• 𝐈 𝐬𝐮𝐨𝐢 𝐚𝐫𝐭𝐢𝐜𝐨𝐥𝐢, 𝐦𝐚 𝐚𝐧𝐜𝐡𝐞 𝐢 𝐥𝐢𝐛𝐫𝐢, 𝐬𝐩𝐞𝐬𝐬𝐨 𝐭𝐨𝐜𝐜𝐚𝐧𝐨 𝐚𝐫𝐠𝐨𝐦𝐞𝐧𝐭𝐢 𝐜𝐡𝐞 𝐜𝐫𝐞𝐚𝐧𝐨 𝐝𝐢𝐬𝐚𝐠𝐢 𝐞 𝐩𝐫𝐨𝐛𝐥𝐞𝐦𝐢. 𝐇𝐚 𝐦𝐚𝐢 𝐚𝐯𝐮𝐭𝐨 𝐭𝐢𝐦𝐨𝐫𝐞?
– Vaghe minacce si, ma non meritavano né attenzione né repliche.
• 𝐒𝐮 𝐮𝐧 𝐥𝐢𝐛𝐫𝐨 𝐝𝐞𝐝𝐢𝐜𝐚𝐭𝐨 𝐚𝐥 𝐬𝐢𝐧𝐝𝐚𝐜𝐨 𝐂𝐮𝐜𝐮𝐥𝐥𝐨 𝐥𝐞𝐢 𝐚𝐟𝐟𝐞𝐫𝐦𝐚 : “𝐂𝐡𝐢𝐞𝐭𝐢 𝐡𝐚 𝐩𝐢𝐮̀ 𝐝𝐢 𝐭𝐫𝐞𝐦𝐢𝐥𝐚 𝐚𝐧𝐧𝐢 𝐝𝐢 𝐬𝐭𝐨𝐫𝐢𝐚, 𝐬𝐞 𝐯𝐢𝐯𝐞𝐬𝐬𝐞 𝐚𝐥𝐭𝐫𝐢 𝐝𝐢𝐞𝐜𝐢𝐦𝐢𝐥𝐚 𝐬𝐨𝐧𝐨 𝐜𝐞𝐫𝐭𝐨 𝐜𝐡𝐞 𝐧𝐨𝐧 𝐚𝐯𝐫𝐚̀ 𝐦𝐚𝐢 𝐩𝐢𝐮̀ 𝐚 𝐠𝐞𝐬𝐭𝐢𝐫𝐧𝐞 𝐥𝐞 𝐬𝐨𝐫𝐭𝐢 𝐮𝐧 𝐩𝐞𝐫𝐬𝐨𝐧𝐚𝐠𝐠𝐢𝐨 𝐜𝐨𝐦𝐞 𝐍𝐢𝐜𝐨𝐥𝐚 𝐂𝐮𝐜𝐮𝐥𝐥𝐨.” 𝐍𝐨𝐧 𝐥𝐞 𝐬𝐞𝐦𝐛𝐫𝐚 𝐞𝐬𝐚𝐠𝐞𝐫𝐚𝐭𝐨?
– Raccontando quello che ha fatto da sindaco Cucullo, spesso irridendo regolamenti ed anche leggi, credo proprio di non
aver esagerato.Tanto per fare un piccolo, ma significativo esempio segnalo che le due statue di pietra che si trovano all’ingresso della Cripta della cattedrale di San Giustino Cucullo le fece piazzare lì senza chiedere alcuna
autorizzazione, né all’arcivescovo del tempo nè alla Sovrintendenza Archeologica come peraltro era tenuto a fare per legge scritta…
• 𝐄𝐬𝐬𝐞𝐫𝐞 𝐥𝐞𝐚𝐥𝐢 𝐧𝐞𝐥 𝐠𝐢𝐨𝐫𝐧𝐚𝐥𝐢𝐬𝐦𝐨 𝐞̀ 𝐮𝐧 𝐝𝐢𝐟𝐞𝐭𝐭𝐨?
– Per tutti la lealtà dovrebbe essere un dovere, figuriamoci per un giornalista!
• 𝐏𝐞𝐫𝐜𝐡𝐞́ 𝐭𝐫𝐞 𝐥𝐢𝐛𝐫𝐢 𝐬𝐮𝐥𝐥𝐚 “𝐓𝐨𝐠𝐚 𝐍𝐞𝐫𝐚”?
– Perché ho raccontato il percorso fatto da un giovane magistrato impegnato a capire se davvero il nero della toga serviva a chi l’indossava per nascondere lo sporco.
• 𝐈𝐥 𝐥𝐢𝐛𝐫𝐨 𝐬𝐮 𝐑𝐞𝐦𝐨 𝐆𝐚𝐬𝐩𝐚𝐫𝐢 𝐜𝐨𝐦’𝐞̀ 𝐧𝐚𝐭𝐨?
– Dalla mia attività giornalista che mi ha portato più volte a interessarmi della sua azione politica. Si diceva di lui: “Non si muove foglia che Gaspari non voglia”. Attraverso la mia diretta testimonianza ho cercato di dare risposta a quella diceria.
• 𝐋𝐞𝐢 𝐜𝐫𝐞𝐝𝐞 𝐧𝐞𝐥𝐥’𝐢𝐧𝐯𝐢𝐝𝐢𝐚?
– Purtroppo appartiene al genere umano, e fa danni. Ci credo si, ma evito di praticarla, perlomeno cerco di farlo…
• 𝐇𝐚 𝐝𝐞𝐝𝐢𝐜𝐚𝐭𝐨 𝐢𝐥 𝐥𝐢𝐛𝐫𝐨 𝐚𝐥 𝐒𝐚𝐧𝐭𝐨 𝐆𝐢𝐚𝐜𝐨𝐦𝐨 𝐀𝐧𝐬𝐞𝐥𝐦𝐢 𝐩𝐞𝐫 𝐝𝐞𝐯𝐨𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞?
– Più che altro per capire dove la fede può arrivare, se mal gestita. Quel libro mi è costato una gran fatica per indottrinarmi sulle apparizioni mariane e sul comportamento delle autorità ecclesiastiche nei confronti di certi fenomeni.
• 𝐈𝐥 𝐩𝐞𝐫𝐝𝐨𝐧𝐨 𝐬𝐞𝐜𝐨𝐧𝐝𝐨 𝐥𝐞𝐢 𝐬𝐚𝐧𝐚 𝐥𝐞 𝐟𝐞𝐫𝐢𝐭𝐞 𝐬𝐮𝐛𝐢𝐭𝐞?
– Non le sana, ma le rende accettabili, se si ha la forza di perdonare.
• 𝐏𝐞𝐫𝐜𝐡𝐞́ 𝐢 𝐠𝐢𝐨𝐫𝐧𝐚𝐥𝐢𝐬𝐭𝐢 𝐜𝐨𝐦𝐦𝐞𝐭𝐭𝐨𝐧𝐨 𝐞𝐫𝐫𝐨𝐫𝐢 𝐠𝐫𝐚𝐦𝐦𝐚𝐭𝐢𝐜𝐚𝐥𝐢 𝐭𝐚𝐥𝐦𝐞𝐧𝐭𝐞 𝐞𝐜𝐥𝐚𝐭𝐚𝐧𝐭𝐢 𝐝𝐚 𝐞𝐬𝐬𝐞𝐫 𝐝𝐞𝐫𝐢𝐬𝐢?
– Certo, errare è umano, ma bisognerebbe impegnarsi, per chi ha questo mestiere, di limitare i danni…
• 𝐋𝐚 𝐆𝐚𝐳𝐳𝐞𝐭𝐭𝐚 𝐝𝐢 𝐂𝐡𝐢𝐞𝐭𝐢 𝐞̀ 𝐮𝐧 𝐠𝐢𝐨𝐫𝐧𝐚𝐥𝐞 𝐜𝐡𝐞 𝐚𝐩𝐩𝐫𝐞𝐳𝐳𝐨 𝐦𝐨𝐥𝐭𝐨. 𝐓𝐫𝐚 𝐢 𝐭𝐚𝐧𝐭𝐢 𝐚𝐫𝐭𝐢𝐜𝐨𝐥𝐢 𝐢𝐧𝐭𝐞𝐫𝐞𝐬𝐬𝐚𝐧𝐭𝐢 𝐥𝐞𝐠𝐠𝐨 𝐜𝐨𝐧 𝐩𝐢𝐚𝐜𝐞𝐫𝐞 𝐥𝐚 𝐭𝐞𝐫𝐳𝐚 𝐩𝐚𝐠𝐢𝐧𝐚 𝐝𝐞𝐝𝐢𝐜𝐚𝐭𝐚 𝐚𝐥𝐥𝐚 𝐜𝐮𝐥𝐭𝐮𝐫𝐚. 𝐍𝐨𝐧 𝐬𝐚𝐫𝐞𝐛𝐛𝐞 𝐛𝐞𝐥𝐥𝐨 𝐟𝐚𝐫𝐥𝐚 𝐝𝐢𝐯𝐞𝐧𝐭𝐚𝐫𝐞 𝐥𝐚 “𝐆𝐚𝐳𝐳𝐞𝐭𝐭𝐚 𝐝’𝐀𝐛𝐫𝐮𝐳𝐳𝐨”?
– Certo, ma quando era cartaceo c’erano diversi problemi da risolvere. Ora con l’on line si può pensare ad allargare il
nostro orizzonte.
• 𝐐𝐮𝐚𝐥𝐞 𝐟𝐮𝐭𝐮𝐫𝐨 𝐯𝐞𝐝𝐞 𝐩𝐞𝐫 𝐥’𝐈𝐭𝐚𝐥𝐢𝐚?
– Quello che noi cittadini impareremo, una volta per tutti, a indirizzare su sentieri più giusti…
• 𝐇𝐚 𝐦𝐚𝐢 𝐬𝐜𝐫𝐢𝐭𝐭𝐨 𝐩𝐨𝐞𝐬𝐢𝐞?
– In gioventà, penso come molti. Marino Solfanelli mi pubblicò un libricino nel lontano 1964 dal titolo Orme vane. Poi devo al compianto Vito Moretti la riproposizione di altre mie poesie che ora sono nelle mani di Marco Solfanelli che dovrebbe pubblicarle. Si tratta di poesie scritte diversi anni fa e appartengono ad altre stagioni.
• 𝐒𝐞𝐜𝐨𝐧𝐝𝐨 𝐥𝐞𝐢 𝐩𝐞𝐫𝐜𝐡𝐞́ 𝐢𝐧 𝐈𝐭𝐚𝐥𝐢𝐚 𝐜’𝐞̀ 𝐭𝐚𝐧𝐭𝐨 𝐝𝐞𝐬𝐢𝐝𝐞𝐫𝐢𝐨 𝐝𝐢 𝐬𝐜𝐫𝐢𝐯𝐞𝐫𝐞?
– Forse perché è diventato difficile parlare al prossimo…
• 𝐀 𝐜𝐡𝐢 𝐝𝐞𝐝𝐢𝐜𝐚 𝐪𝐮𝐞𝐬𝐭𝐚 𝐢𝐧𝐭𝐞𝐫𝐯𝐢𝐬𝐭𝐚?
– A due persone già citate nel corso di questa intervista: Marino Solfanelli e Vito Moretti, per quanto mi hanno dato.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *