Intervista a Daniela Di Benedetto

 

𝐋’𝐢𝐧𝐭𝐞𝐫𝐯𝐢𝐬𝐭𝐚 𝐝𝐞𝐥 𝐌𝐚𝐫𝐭𝐞𝐝𝐢̀
𝗗𝗮𝗻𝗶𝗲𝗹𝗮 𝗗𝗶 𝗕𝗲𝗻𝗲𝗱𝗲𝘁𝘁𝗼
𝑑𝑖 𝑇𝑜𝑛𝑖 𝐹𝑎𝑔𝑛𝑎𝑛𝑖
🔵🔵🔵📖📖
• 𝐍𝐚𝐭𝐚 𝐚 𝐁𝐨𝐥𝐨𝐠𝐧𝐚, 𝐫𝐢𝐬𝐢𝐞𝐝𝐞 𝐚 𝐏𝐚𝐥𝐞𝐫𝐦𝐨, 𝐜𝐨𝐦𝐞 𝐦𝐚𝐢?
– Palermo non è una mia scelt
a. I miei genitori siciliani lavoravano a Bologna negli anni Cinquanta quindi io na
cqui là, ma avevo appena 5 anni quando mio padre ottenne il trasferimento a Palermo. Ho trascorso quindi la vita in questa città che non mi piace affatto. A ventun anni e mezzo ero già laureata e sognavo di andarmene, ma tre mesi dopo vinsi il concorso a cattedra e il posto era di fronte a casa mia, quindi sarei stata un’imbecille a trasferirmi.
• 𝐒𝐢 𝐬𝐞𝐧𝐭𝐞 𝐩𝐢𝐮̀ 𝐦𝐮𝐬𝐢𝐜𝐢𝐬𝐭𝐚, 𝐬𝐜𝐫𝐢𝐭𝐭𝐫𝐢𝐜𝐞 𝐨 𝐬𝐜𝐞𝐧𝐞𝐠𝐠𝐢𝐚𝐭𝐫𝐢𝐜𝐞?
– Mi sento in egual misura musicista, scrittrice e sceneggiatrice perché non ho mai saputo rinunciare a nessuna di questa attività. Con l’età e col mal di schiena purtroppo suono di meno.
• 𝐂𝐡𝐞 𝐜𝐨𝐧𝐜𝐞𝐭𝐭𝐨 𝐡𝐚 𝐝𝐞𝐥𝐥’𝐚𝐦𝐨𝐫𝐞?
– Si può parlare di amore solo se si desidera il bene della persona amata più del proprio, dunque al 90% l’amore è sofferenza. E nasce per impulsi totalmente irrazionali. Scegliere una persona “per non restare soli”, senza provare passione, mi pare molto squallido.
• 𝐏𝐞𝐫𝐜𝐡𝐞́ 𝐧𝐞𝐢 𝐬𝐮𝐨𝐢 𝐫𝐨𝐦𝐚𝐧𝐳𝐢 𝐮𝐬𝐚 𝐝𝐞𝐢 𝐜𝐨𝐥𝐩𝐢 𝐝𝐢 𝐬𝐜𝐞𝐧𝐚 𝐢𝐧𝐚𝐬𝐩𝐞𝐭𝐭𝐚𝐭𝐢? 𝐄̀ 𝐮𝐧𝐚 𝐭𝐞𝐜𝐧𝐢𝐜𝐚 𝐥𝐞𝐭𝐭𝐞𝐫𝐚𝐫𝐢𝐚 𝐩𝐞𝐫 𝐬𝐨𝐫𝐩𝐫𝐞𝐧𝐝𝐞𝐫𝐞 𝐢𝐥 𝐥𝐞𝐭𝐭𝐨𝐫𝐞 𝐨𝐩𝐩𝐮𝐫𝐞 𝐝𝐞𝐫𝐢𝐯𝐚 𝐝𝐚𝐥𝐥𝐞 𝐬𝐮𝐞 𝐞𝐬𝐩𝐞𝐫𝐢𝐞𝐧𝐳𝐞 𝐬𝐜𝐞𝐧𝐨𝐠𝐫𝐚𝐟𝐢𝐜𝐡𝐞?
– Sì, voglio sorprendere il lettore, ma soprattutto voglio che provi lo stesso pathos che sentivo io mentre scrivevo la storia, altrimenti il libro sarà dimenticato presto.
• 𝐀 𝐯𝐨𝐥𝐭𝐞 𝐥𝐚 𝐬𝐮𝐚 𝐜𝐫𝐞𝐚𝐭𝐢𝐯𝐢𝐭𝐚̀ 𝐞̀ 𝐞𝐬𝐩𝐥𝐨𝐬𝐢𝐯𝐚 𝐜𝐨𝐦𝐞 𝐫𝐢𝐞𝐬𝐜𝐞 𝐚 𝐝𝐨𝐦𝐚𝐫𝐥𝐚?
– La creatività va domata perché scrivendo di getto si rischia di scrivere senza accuratezza stilistica o dimenticando certi dettagli. Pertanto quando ho un’idea prendo appunti e la lascio maturare per diversi mesi.
• 𝐒𝐞 𝐚𝐯𝐞𝐬𝐬𝐞 𝐥𝐞 𝐩𝐨𝐬𝐬𝐢𝐛𝐢𝐥𝐢𝐭𝐚̀, 𝐜𝐨𝐬𝐚 𝐦𝐢𝐠𝐥𝐢𝐨𝐫𝐞𝐫𝐞𝐛𝐛𝐞 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐯𝐢𝐭𝐚 𝐬𝐨𝐜𝐢𝐚𝐥𝐞 𝐝𝐞𝐠𝐥𝐢 𝐢𝐭𝐚𝐥𝐢𝐚𝐧𝐢?
– Io sono un soggetto Asperger e la vita sociale è l’ultimo dei miei pensieri, ma se potessi offrire qualcosa agli italiani offrirei ovviamente una sanità efficiente e una burocrazia semplificata.
• 𝐏𝐮𝐨̀ 𝐮𝐧 𝐚𝐮𝐭𝐨𝐫𝐞 𝐬𝐞𝐧𝐳𝐚 𝐩𝐞𝐫𝐬𝐨𝐧𝐚𝐥𝐢𝐭𝐚̀ 𝐚𝐯𝐞𝐫𝐞 𝐬𝐮𝐜𝐜𝐞𝐬𝐬𝐨?
– In teoria senza personalità non si va avanti. Ma in pratica ho visto autori italiani che sono stati lanciati pur avendo scopiazzato dagli stranieri le storielle dei serial killer psicopatici. Questione di fortuna
• 𝐑𝐢𝐭𝐢𝐞𝐧𝐞 𝐠𝐢𝐮𝐬𝐭𝐨 𝐝𝐨𝐧𝐚𝐫𝐞 𝐚𝐦𝐨𝐫𝐞 𝐬𝐞𝐧𝐳𝐚 𝐚𝐬𝐩𝐞𝐭𝐭𝐚𝐫𝐬𝐢 𝐝𝐢 𝐫𝐢𝐜𝐞𝐯𝐞𝐭𝐞 𝐧𝐮𝐥𝐥𝐚?
– Che sia giusto o no, è l’unica forma di amore che ho conosciuto io. Ho sempre dato senza chiedere. Va bene così, magari se avessi chiesto qualcosa avrei avuto poi motivo di pentirmene.
• 𝐄̀ 𝐩𝐢𝐮̀ 𝐝𝐢𝐟𝐟𝐢𝐜𝐢𝐥𝐞 𝐚𝐯𝐞𝐫𝐞 𝐫𝐚𝐩𝐩𝐨𝐫𝐭𝐢 𝐜𝐨𝐧 𝐢 𝐫𝐞𝐠𝐢𝐬𝐭𝐢 𝐨 𝐜𝐨𝐧 𝐠𝐥𝐢 𝐞𝐝𝐢𝐭𝐨𝐫𝐢?
– Difficile rapportarsi con chiunque. Nessuno può vedere un personaggio come lo vede l’autore: né l’editore, né il regista né il pubblico. Come direbbe De Saussure, la decodifica del messaggio è soggettiva e mi devo rassegnare a questo.
• 𝐈𝐧 𝐪𝐮𝐞𝐬𝐭𝐢 𝐮𝐥𝐭𝐢𝐦𝐢 𝐚𝐧𝐧𝐢 𝐜’𝐞̀ 𝐬𝐭𝐚𝐭𝐨 𝐮𝐧 𝐚𝐮𝐦𝐞𝐧𝐭𝐨 𝐞𝐥𝐞𝐯𝐚𝐭𝐨 𝐝𝐢 𝐩𝐞𝐫𝐬𝐨𝐧𝐞 𝐜𝐡𝐞 𝐬𝐢 𝐬𝐨𝐧𝐨 𝐝𝐞𝐟𝐢𝐧𝐢𝐭𝐞 𝐞𝐝𝐢𝐭𝐨𝐫 𝐬𝐞𝐧𝐳𝐚 𝐚𝐯𝐞𝐫𝐧𝐞 𝐥𝐞 𝐜𝐨𝐦𝐩𝐞𝐭𝐞𝐧𝐳𝐞. 𝐐𝐮𝐚𝐥 𝐞̀ 𝐢𝐥 𝐬𝐮𝐨 𝐩𝐚𝐫𝐞𝐫𝐞 𝐢𝐧 𝐦𝐞𝐫𝐢𝐭𝐨?
– Sugli editor avrei da dire troppo. Ho avuto a che fare con uno che spostò tutte le virgole in modo sbagliato, poi con un altro che scrisse “ aveva un aspetto dismesso” intendendo DIMESSO. Su altri episodi più gravi taccio ( uno tentò pure di cambiare il finale di un mio romanzo). L’editore dovrebbe accertarsi delle capacità effettive dei suoi collaboratori, perché di questi tempi non è una garanzia essere laureati e neppure insegnare al liceo. Inoltre io penso che non tutti i libri meritino la pubblicazione. L’editore dovrebbe far leggere a persone fidate tutti i testi che arrivano in redazione, e se sono scritti male bocciarli senza pietà anziché correggere. Del resto il mercato editoriale è troppo affollato.
• 𝐇𝐚 𝐦𝐚𝐢 𝐬𝐜𝐫𝐢𝐭𝐭𝐨 𝐩𝐨𝐞𝐬𝐢𝐞?
– Sì, da giovane scrivevo poesie esistenzialiste, sfoghi di tristezza. Furono pubblicate sulla rivista Il Bandolo. Oggi si usa un tipo di poesia d’avanguardia basata su suggestioni linguistiche che non mi attira affatto.
• 𝐂𝐨𝐧 𝐢 𝐬𝐮𝐨𝐢 𝐥𝐢𝐛𝐫𝐢 𝐡𝐚 𝐭𝐨𝐜𝐜𝐚𝐭𝐨 𝐚𝐫𝐠𝐨𝐦𝐞𝐧𝐭𝐢 𝐜𝐨𝐦𝐞 𝐡𝐨𝐫𝐫𝐨𝐫 𝐞 𝐬𝐚𝐭𝐢𝐫𝐚, 𝐦𝐚 𝐧𝐨𝐧 𝐟𝐚𝐧𝐭𝐚𝐬𝐜𝐢𝐞𝐧𝐳𝐚. 𝐂𝐨𝐦𝐞 𝐦𝐚𝐢?
– Non scrivo di fantascienza perché bisognerebbe avere un minimo di competenze nel campo tecnologico, io non ne ho affatto e anzi per usare il PC mi faccio aiutare da un assistente.
• 𝐂𝐨𝐦𝐞 𝐬𝐨𝐧𝐨 𝐧𝐚𝐭𝐞 𝐥𝐞 𝐩𝐚𝐬𝐬𝐢𝐨𝐧𝐢 𝐩𝐞𝐫 𝐥𝐚 𝐬𝐜𝐫𝐢𝐭𝐭𝐮𝐫𝐚 𝐞 𝐥𝐚 𝐬𝐜𝐞𝐧𝐞𝐠𝐠𝐢𝐚𝐭𝐮𝐫𝐚?
– Quando avevo 11/12 anni mio padre iniziò a farmi leggere romanzi psicologici americani e a farmi vedere i film degli anni Cinquanta trasmessi dalla RAI. Dovevo appassionarmi per forza, visto che erano i miei unici passatempi. Io non giocavo con altri ragazzi, sono sempre stata solitaria.
• 𝐄 𝐥𝐚 𝐦𝐮𝐬𝐢𝐜𝐚 𝐪𝐮𝐚𝐧𝐝𝐨 𝐞̀ 𝐚𝐫𝐫𝐢𝐯𝐚𝐭𝐚?
– La musica è un dono ereditario, sapevo già suonare a tre anni con una sola mano. Anche questo dono proviene dalla famiglia di mio padre, lui non suonava ma i suoi zii sì.
• 𝐐𝐮𝐚𝐥 𝐞̀ 𝐬𝐭𝐚𝐭𝐨 𝐢𝐥 𝐦𝐨𝐦𝐞𝐧𝐭𝐨 𝐩𝐞𝐠𝐠𝐢𝐨𝐫𝐞 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐬𝐮𝐚 𝐜𝐚𝐫𝐫𝐢𝐞𝐫𝐚 𝐚𝐫𝐭𝐢𝐬𝐭𝐢𝐜𝐚?
– Il momento peggiore è stato quando ho scoperto che uno dei miei 10 editori aveva chiuso bottega senza avvisarmi, lasciando 4 libri miei fuori catalogo. Due di questi sono editi in America e quindi non posso riprendermi i diritti, ma penso che al più presto farò ristampare gli altri due.
• 𝐈 𝐬𝐮𝐨𝐢 𝐥𝐢𝐛𝐫𝐢 𝐬𝐨𝐧𝐨 𝐢𝐧𝐟𝐥𝐮𝐞𝐧𝐳𝐚𝐭𝐢 𝐝𝐚 𝐚𝐯𝐯𝐞𝐧𝐢𝐦𝐞𝐧𝐭𝐢 𝐩𝐞𝐫𝐬𝐨𝐧𝐚𝐥𝐢?
– No, ma mi capita di trarre spunto da fatti veri. Per esempio ho creato “Il dono del diavolo” dopo aver ascoltato una notizia del TG (no spoiler).
• 𝐂𝐡𝐞 𝐜𝐨𝐧𝐜𝐞𝐭𝐭𝐨 𝐡𝐚 𝐝𝐞𝐢 𝐩𝐫𝐞𝐦𝐢 𝐥𝐞𝐭𝐭𝐞𝐫𝐚𝐫𝐢?
– Adoro i premi letterari che mettono in palio la pubblicazione. Fra il 2018 e il 2023 ne ho vinti 22 per racconti brevi ( recentemente il prestigioso Premio Amerino) e quattro per romanzi (Morte di un angioletto, La distruzione dei sogni, Il pescatore e la sirena, più un libro per ragazzi che uscirà in primavera). Non partecipo ai concorsi che hanno uno scopo “turistico” molto discriminatorio per gli invalidi ( il premio decade se non ci si presenta alla cerimonia di premiazione). Non serve a nulla una cerimonia, il vincitore deve essere pubblicato altrimenti sarà dimenticato l’indomani.
• 𝐐𝐮𝐚𝐥 𝐞̀ 𝐥’𝐮𝐥𝐭𝐢𝐦𝐨 𝐟𝐢𝐥𝐦 𝐜𝐡𝐞 𝐡𝐚 𝐯𝐢𝐬𝐭𝐨?
– Vedo un film al giorno e anche due, difficile individuare l’ultimo. Questa settimana ho gradito i thriller The Palace e Le torrent, più vari film in inglese reperiti su you tube.
• 𝐈𝐧 𝐮𝐧𝐚 𝐫𝐞𝐜𝐞𝐧𝐬𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐡𝐨 𝐥𝐞𝐭𝐭𝐨 𝐜𝐡𝐞 𝐡𝐚 𝐥’𝐚𝐭𝐭𝐢𝐭𝐮𝐝𝐢𝐧𝐞 𝐝𝐢 𝐬𝐜𝐚𝐯𝐚𝐫𝐞 𝐧𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐩𝐬𝐢𝐜𝐡𝐞 𝐮𝐦𝐚𝐧𝐚 𝐒𝐞 𝐞̀ 𝐝’𝐚𝐜𝐜𝐨𝐫𝐝𝐨 𝐜𝐞 𝐧𝐞 𝐩𝐮𝐨̀ 𝐬𝐩𝐢𝐞𝐠𝐚𝐫𝐞 𝐢 𝐦𝐨𝐭𝐢𝐯𝐢?
– Scavo nella psiche umana perché è la cosa che mi riesce meglio. Nella mia lunga vita ho conosciuto centinaia di persone “normali” e tante “strane”, ma quelle strane sono più interessanti e le analizzo. Del resto sono strana pure io.
• 𝐀 𝐜𝐡𝐢 𝐝𝐞𝐝𝐢𝐜𝐚 𝐪𝐮𝐞𝐬𝐭𝐚 𝐢𝐧𝐭𝐞𝐫𝐯𝐢𝐬𝐭𝐚?
– Dedico l’intervista al mio adorato padre, a cui devo tutto. Ma lui diceva anche “carmina non dant panem” e mi raccomandava di trovare un lavoro fisso prima di dedicarmi alle attività artistiche. L’ho fatto. Grazie, papà.

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