Intervista a Mario Ferrari
Intervista a Mario Ferrari di Fagnani Antonio
«Prima di parlare dei suoi libri mi tolga una curiosità, come mai lei parla così bene il russo?»
«L’ho imparato quasi casualmente per ragioni professionali. Andavo in Russia per lavoro, poi è stata una scoperta quella di appassionarmi alla Russia dal punto di vista letterario. Questo è stato una forza per potere leggere i testi in lingua originale»
«Perché ha scelto di tradurre Eugenio Onegin di Aleksander Puskin e non altro testo russo?»
«Perché quando l’ho letto in originale mi ha sconvolto; è un’opera bellissima, di una musicabilità incredibile. Ne sono rimasto affascinato»
«Come mai l’opera è stata scritta in versi? Ci sono situazioni sociali, politiche che hanno indotto l’autore a scegliere questo metodo?»
«Ma effettivamente in una lettera egli scrive che ha in mente di scrivere un romanzo in versi per una differenza diabolica. Ecco, questa differenza diabolica mi ha fatto pensare. Perché egli dice differenza diabolica? Puskin non parlava mai a caso, parlava sempre con cognizioni di cause e spesso, per questo motivo, il potere zarista non permetteva di pubblicarlo. Onegin ha avuto difficoltà di pubblicazione e scrivendo in versi poteva non incorrere nella censura. Infatti l’ottavo capitolo non gli è stato pubblicato perché si esprimeva in termini di libertà, di poesia, annotava in forma poetica la realtà e questo dava fastidio. Scrivere in forma poetica o in versi problemi sociali, strade rotte, la gente che ha fame, consentiva di far passare 80% dei suoi scritti. Questo modo consentiva di aggirare i controlli; se avesse detto in prosa quello che diceva in rima probabilmente sarebbe stato arrestato»
«Perché Onegin può essere paragonabile alla Divina Commedia di Dante?»
«Perché è un’opera fondante, un’opera che sistema una intera letteratura. È il telaio di una intera letteratura perché parla di un popolo, così come Dante parla dell’Italia, allo stesso modo Onegin, dal tono leggero, parla del suo popolo. Con questa libertà fa quasi pensare a Mozart proprio per dire quant’è lo spessore di questa musicabilità. Puskin è il precursore di una intera nazione. Un’opera che ha sistemato dal punto di vista metrico l’intera letteratura»
«Oltre a Onegin lei ha scritto La Umana Commedia, 15726 versi di ispirazione dantesca. Come le è venuta l’idea di scrivere il proseguimento della Divina Commedia?»
«Innanzitutto dalla passione perché ho pensato che La Divina Commedia fosse un opera talmente attuale, talmente moderna, talmente bistrattata che l’hanno fatta diventare un opera non per il popolo. Dante ha scritto La Divina Commedia perché l’ha voluta dedicare al popolo. Io ho voluto scrivere questa mia opera, che per certi versi ho voluto inventare, perché voglio avvicinare le persone alla Divina originale, leggendo la mia opera, qualsiasi cittadino può scrivere in terzine 15726 versi. Tutti possono fare questa prova»
«Ha avuto difficoltà a pubblicare questi due importanti testi, ha avuto qualche rifiuto?»
«Si ho avuto molti elogi ma anche tanti rifiuti. Ad un certo punto ho avuto anche paura. Mondadori mi ha elogiato per l’opera ma mi ha detto di non esser interessato. Poi casualmente ho conosciuto Paola Tosi della Torre dei Venti che mi ha pubblicato»
«È soddisfatto degli incontri avuti in Abruzzo dove ha potuto far conoscere i suoi libri?»
«Sono molto contento dell’accoglienza avuta. Ho conosciuto persone appassionate della cultura, arte e poesia, che si dedicano attivamente alla divulgazione di libri, favorendone la lettura e alla organizzazione di eventi ben organizzate come ”I Gelati Letterari” a Pescara e “I Salotti Letterari” a Chieti. Ho avuto anche modo di visitare la casa di Francesco Paolo Michetti a Francavilla al Mare dove ho dialogare con una signora, avanti negli anni, diretta discendente del celebre pittore abruzzese, amico di Gabriele D’Annunzio, di cui io sono un grande estimatore»
«Tornerà a trovarci?»
«Tornerò sicuramente perché l’Abruzzo mi è rimasta nel cuore»